26 luglio 2006

AiutaTEli a casa loro

Questa la nuova versione dello slogan leghista "Aiutiamoli a casa loro".
L'idea iniziale era che la prevenzione dei flussi migratori illegali (eufemismo per tradurre la richiesta di Bossi di prendere i clandestini "a cannonate" - Corriere della Sera, 16 giugno 2003) avrebbe dovuto essere accompagnata da misure tese a privilegiare la cooperazione allo sviluppo con i paesi volenterosi nel prevenire tali flussi: "la Bossi-Fini prevede una corsia preferenziale riservata nell'ambito della cooperazione allo sviluppo con quegli Stati che collaborano con l'Italia nella lotta all'immigrazione clandestina" (dal sito di Forza Italia).
Ma le cose sono andate diversamente, e ne da' un resoconto dettagliato il "Libro Bianco 2006 sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia" appena pubblicato dalla campagna Sbilanciamoci! (coordinata da Lunaria). La fotografia della situazione che si ricava dalla lettura del rapporto e' assolutamente desolante:
  • Nonostante i trucchetti contabili messi in atto dal nostro Ministero degli Esteri in spregio degli accordi internazionali in proposito, l'Italia resta il fanalino di coda del DAC (Il Development Aid Committee che raggruppa i paesi donatori membri dell'OCSE) per le contribuzioni in rapporto al PIL (ODA/GDP).
  • Il precedente governo si e' contraddistinto per la fantasia delle promesse fatte in prestigiose sedi internazionali (la piu' fantastica sembra essere quella di portare il rapporto ODA/GDP all'1%), puntualmente non mantenute.
  • La disorganizzazione e l'incapacita' della DGCS (la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del nostro MAE) hanno raggiunto livelli catastrofici, ma nel frattempo il Direttore Generale ha speso 6 milioni di euro per rinnovare il suo ufficio (sic!).
  • Il settore degli aiuti umanitari e' stato totalmente stravolto, in spregio ai requisiti minimi di imparzialita' e neutralita', ed asservito a logiche militariste (Irak), economiche (Sudan) o mediatiche (lo Tsunami); contemporaneamente emergenze diffuse e crisi perduranti (carestia in Niger) vengono puntualmente ignorate o marginalizzate.

Alla fine, l'impressione che se ne ricava, e' che tutto stiamo facendo, tranne che "aiutarli a casa loro"; piuttosto, ci pensi qualcun'altro!

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